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Kielce: dal Ghetto all’Odio del Dopoguerra

Una storia rimasta censurata fino al crollo dell'URSS

Nel cuore della Polonia, la città di Kielce è oggi un luogo tranquillo con una ricca storia culturale e architettonica. Ma durante la Seconda guerra mondiale, questo centro urbano fu teatro di una delle pagine più oscure dell’Olocausto: la creazione e la distruzione del ghetto di Kielce, simbolo della brutalità nazista e della resistenza della comunità ebraica.

In foto un giovane ragazzo ebreo, Ghetto di Kielce 23 novembre 1939

Le Origini del Ghetto

Prima della guerra, Kielce ospitava una vivace comunità ebraica di circa 25.000 persone, che rappresentavano circa un terzo della popolazione cittadina. La vita ebraica fioriva tra sinagoghe, scuole religiose, botteghe e attività culturali.

Tutto cambiò con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista nel settembre 1939. Nel marzo del 1941, le autorità tedesche istituirono formalmente il ghetto di Kielce, confinando la popolazione ebraica in un’area chiusa e sovraffollata, tagliata fuori dal resto della città. Il ghetto era situato attorno a via Piotrkowska e via Radomska.

Le condizioni erano disumane: fame, malattie, mancanza di igiene e violenze quotidiane resero la vita all’interno del ghetto un incubo. Come in molti altri ghetti della Polonia occupata, la fame e il lavoro forzato erano strumenti deliberati di oppressione e sterminio lento.

Memoriale dell'Olocausto presente a Kielce (2025)

La Liquidazione e la Deportazione

Nel luglio del 1942, iniziò la fase finale del genocidio a Kielce. Le SS, con l’aiuto della polizia tedesca e collaboratori locali, iniziarono la liquidazione del ghetto. Circa 20.000 ebrei furono deportati nel giro di pochi giorni al campo di sterminio di Treblinka, dove furono immediatamente uccisi nelle camere a gas.

Solo poche migliaia furono temporaneamente risparmiati e trasferiti nel cosiddetto “piccolo ghetto”, una sezione più ridotta destinata ai lavoratori “utili” per l’industria bellica. Ma anche questo distretto fu eliminato entro la fine del 1942.

Come si può evincere da questa targhetta posta lì vicino, solo in 400 riuscirono a sopravvivere al ghetto ed ai campi

Il Dopoguerra e il Pogrom del 1946

Tragicamente, la fine della guerra non portò pace ai sopravvissuti. Nel luglio del 1946, la città di Kielce fu teatro di un pogrom antiebraico che sconvolse la neonata Polonia comunista. Dopo false "accuse del sangue", il classico archetipo antisemita secondo il quale gli ebrei utilizzerebbero sangue umano – specie di bambini – durante la Pesach (la Pasqua ebraica) per scopi magico-rituali, una folla assalì la sede del Comitato Ebraico, uccidendo 42 ebrei e ferendone molti altri. Nei giorni successivi ci furono numerosi omicidi in tutta la regione, casi di ebrei gettati da treni in corsa o addirittura coppie portate nelle foreste per essere fucilate. Questa serie di eventi portò molti superstiti ebrei polacchi ad abbandonare definitivamente il paese, contribuendo allo svuotamento quasi totale della presenza ebraica in Polonia.


Per chi volesse approfondire il tema del Pogrom invito a guardare questo video in polacco con sottotitoli in inglese dove viene spiegata in maniera più dettagliata la dinamica del tragico evento.

Clicca qui per il video sul pogrom in polacco con sottotitoli in inglese

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